Quando si tratta di addentrarsi in discorsi che riguardano le minoranze presenti in un determinato luogo, capita di dover rispondere a stereotipi e luoghi comuni, quest’ultimi spesso legati alla sfera emotiva dell’individuo che li pronuncia. Il problema che si pone è se questi tipi di discorso, purtroppo molto effettivi, rispecchiano effettivamente la realtà. In questo post vorrei presentarvi alcuni dati empirici provenienti da uno studio della Confederazione avvenuto nel 2014 a livello nazionale sulla lingua, la religione e la cultura. Ritengo che ci si possa riferire a questi dati nel caso ci si veda confrontati con le seguenti tipologie di frasi, esternazioni che mi è già capitato di sentire e che spesso provengono da percezioni di casi singoli di cui si è sentito in qualche modo parlare.
- “I musulmani presenti in Svizzera mostrano in modo eccessivo la propria religione; che la pratichino in ambito privato.”
- “Dobbiamo assolutamente impedire che i musulmani in Svizzera preghino in luoghi pubblici.”
- “Ma esisteranno musulmani ‘moderni’ e ‘secolarizzati’?”[1]
Ma quanti musulmani e musulmane sono effettivamente praticanti in Svizzera? È veramente razionale pensare che vi possa essere l’eventualità che una massa di fedeli musulmani preghi in luoghi pubblici? E se i musulmani residenti in Svizzera fossero “secolarizzati” quanto noi?
I grafici seguenti provengono dall’indagine svolta dall’Ufficio federale di statistica e mostrano dati empirici in risposta a queste domande.
- Ma quanti musulmani e musulmane sono effettivamente praticanti in Svizzera?
Come si può vedere dal grafico i musulmani in Svizzera non sono più praticanti della popolazione di religione cristiana, e, tralasciando in questo contesto i possibili fattori per questa mancata pratica, presentano addirittura una partecipazione globale minore dei fedeli di confessione protestante.
- È veramente razionale pensare che si possa presentare l’eventualità che una massa di fedeli musulmani preghi in luoghi pubblici?
Anche qui i dati ci mostrano una situazione alquanto diversa da una nostra possibile percezione. Vi sono certamente più del 10% dei musulmani che pregano svariate volte al giorno, ma la percentuale di fedeli che prega “tutti i giorni o quasi” è la stessa dei corrispettivi cattolici e protestanti. Inoltre, un buon 40% di musulmani, dato molto elevato, non aveva mai pregato nell’anno precedente al rivelamento dei dati.
- E se i musulmani residenti in Svizzera fossero “secolarizzati” quanto noi?
In questo terzo grafico possiamo vedere che i musulmani valutano la propria religiosità in modo simile ai fedeli di altre confessioni, con l’eccezione dei cristiani evangelici, i quali si caratterizzano anche in questo caso da percentuali ampiamente maggiori. I musulmani, nell’autovalutazione della propria religiosità, presentano certo percentuali più alte rispetto a cattolici, protestanti o appartenenti ad altre religioni, ma non di molto. Per questo motivo, rimanendo nella logica seppur criticabile del termine “secolarizzazione” in quanto allontanamento dalla propria religione, il grafico mostra che vi è una percentuale considerevole di musulmani che si caratterizza da questo stesso processo che accomuna anche esponenti di altre religioni.
Tutti questi dati mostrano bene come sia necessario distaccarsi da alcune percezioni che circolano nella nostra società e che diffondono l’idea che i musulmani siano necessariamente più religiosi, più praticanti, più devoti dei rispettivi cristiani “secolarizzati”; insomma, che siano diversi, in massa e a priori. Una generalizzazione simile va assolutamente sfatata, non solo poiché falsa, ma anche per i sentimenti che essa può suscitare nelle persone musulmane, le quali si vedono spesso confrontate con questo tipo di discorsi che fanno di tutta l’erba un fascio, e che, di fatto, non considerano l’individualità che ogni musulmano e musulmana, ovviamente, porta con sé. Recentemente, ho avuto una conversazione proprio su questo tema con una ragazza musulmana, la quale celava tristezza e si mostrava giustamente stanca del fatto di dover costantemente giustificarsi del suo essere musulmana e addirittura del modo in cui esserlo. Ma perché tu non porti il velo?è solo una tra le tipiche domande che le sono rivolte, domande che, anche se magari senza volerlo, sono portatrici di preconcetti spersonalizzanti. Se rimaniamo in una logica di generalizzazione, dimentichiamo ingiustamente il fatto che ogni musulmano e ogni musulmana sono anch’essi individui con una molteplicità di interessi, idee e pensieri diversi, che hanno valore per se, senza essere legati a una sorta di essenza religiosa o culturale. Perché, quando si pensa a persone di fede cristiana si ammette a priori il fatto che tra di esse vi siano individui diversi, alcuni più devoti, altri meno, alcuni più praticanti, altri completamente lontani dalla religione dei propri genitori? Perché, invece, quando si parla di musulmani, sembra esserci in sottofondo la presenza costante di questa logica spersonalizzante di generalizzazione che impedisce loro di mostrarsi come singoli individui senza che le proprie idee vengano, a priori, collegate al loro essere musulmani?
Fonti
Ufficio federale di statistica UST (2016): Pratiche e credenze religiose e spirituali in Svizzera. Primi risultati dell'Indagine sulla lingua, la religione e la cultura. <https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/popolazione/rilevazioni/esrk.assetdetail.350459.html>, [consultazione 30.11.2018].
[1]N.B.: Sono cosciente che queste asserzioni rappresentano un’esagerazione dei luoghi comuni associati ai musulmani. Ho deciso di proporle in questa forma proprio per mostrare la problematica legata alle idee che si celano al loro interno, che ritengo siano purtroppo diffuse.